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Fiori di Kabul

Fiori di Kabul

Candidato al Premio Campiello Giovani 2021 e Bancarellino 2022


Come tante ragazze afgane, Maryam ha un padre fedele alla tradizione ultraconservatrice diffusa nel Paese che nega alle donne ogni forma di libertà. Un giorno, a Kabul, proprio nella strada in cui abita Maryam, si ferma una straniera. Sta attraversando l'Afghanistan con la sua bicicletta, e non ha idea che, per Maryam, quell'incontro segnerà una svolta.


(…) Venne sul tardi, in estate. Ricordo che ero in camera e guardavo dalla finestra le montagne e il sole che scendeva piano piano. Ogni giorno d’estate lo facevo, dopo aver mangiato: aspettavo che il sole arrivasse alle montagne, e immaginavo che quel disco luminoso fosse un equilibrista che si dondolava per gioco sulle cime, un piede qui, un piede lì, Io aspettavo quel momento e, pluf, con un dito lo buttavo giuù e lo facevo tramontare. Quella sera non lo feci, fui distratta da una figura che scendeva la collina su una bici nera e blu e imboccava la strada che portava al fiume, la mia strada. Andava come il vento, in una nuvola di polvere che la inseguiva senza riuscire ad acchiapparla.

Quel giorno Maryam decide che quello è il suo destino. Non è una decisione immediatamente consapevole, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno, mentre Maryam cresce sente che qualcosa dentro di lei preme per uscire. È il desiderio di fare quello che ai maschi è consentito e che alle femmine, invece, per una tacita legge della tradizione patriarcale, è invece impedito, come per esempio andare in bicicletta. Maryam non ci sta, e non ci sta neanche Samira, la sua amica del cuore, sua sorella d'adozione.

(…) Eravamo uguali, io e Samira, praticamente identiche nel modo di pensare e di guardare il mondo. Io ero un fiore pashtun e lei un fiore hazara. Crescemmo insieme, due fiori sempre uniti, giocando insieme, pregando insieme, andando a scuola insieme, stando insieme quanto potevamo, e insieme sognavamo i mondi con cui riempirci gli occhi, orizzonti ambiziosi e lontanissimi oltre le montagne e oltre l’Afghanistan. Cosa c’era oltre l’Afghanistan? Per me c’erano i mari, i cieli, le strade infinite che li univano; per Samira c’erano i sogni, il futuro, il mondo che le sorrideva e le diceva «vieni qui, Samira, ti sto aspettando». Crescemmo fianco a fianco, e attraversammo insieme l’età in cui le cose mutano. Arrivò il primo velo, a undici anni, per entrambe, io un chador, lei un hijab; e il primo sangue, che non ci spaventò perché eravamo insieme, sempre, due fiori inseparabili che la vita toccava e trasformava.

E quando Maryam sarà abbastanza grande per prendere le sue decisioni, sceglierà proprio una bicicletta come strumento di emancipazione, ed entrerà, insieme a Samira, nella squadra di ciclismo femminile che in segreto si è formata lì a Kabul. Ma quello di Maryam non è una rivendicazione personale: al contrario il suo sarà un esempio per uomini e donne, una piccola rivoluzione silenziosa in uno dei Paesi con la più alta discriminazione di genere



DI QUESTO LIBRO HANNO SCRITTO:

«Una storia per tutti, da leggere d’un fiato» Girly Bike

«Un passaggio di crescita universale, che riguarda tutti gli adolescenti che si sentono in bilico tra tradizione e spinta verso il rinnovamento»

Elena Giacomin

«Una piccola rivoluzione silenziosa»

Zarabazà

«Questo romanzo ha reso chiaro il perché la letteratura per ragazzi è fondamentale anche per adulti»

Abracadabra Libri

Romanzo, 151 pagine, età di lettura dagli 11 anni
Tematiche: libertà, volontà, discriminazione di genere, pregiudizi

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