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La biblioteca Angelica

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– Niente male, eh? – sussurrò Alibel.
– È la più antica biblioteca pubblica di Roma, lo sapevi? E una delle più antiche d’Europa.
È un po’ lontana, però ne vale la pena.
(Alibel, La Malastriga, pag. 133)

La Biblioteca Angelica prende nome dal vescovo agostiniano Angelo Rocca (1546-1620), scrittore erudito e appassionato collezionista di edizioni pregiate, responsabile della Tipografia Vaticana durante il pontificato di Sisto V, che negli ultimi anni del XVI secolo affidò la sua raccolta libraria (20.000 volumi circa) ai frati del convento di Sant'Agostino di Roma.

Nel corso dei secoli precedenti la biblioteca si era arricchita di preziosi manoscritti, dono di nobili romani, ovvero trascritti o posseduti dai frati stessi, che alla loro morte, li avevano lasciati in eredità al convento. Angelo Rocca diede alla nuova biblioteca una sede idonea, proprie rendite, un suo regolamento e volle che fosse aperta a tutti, senza limiti di stato e di censo.L'assoluta novità dell'istituzione voluta dal Rocca destò l'interesse di un pubblico sempre crescente e la fama della biblioteca si diffuse ben presto tra gli studiosi.



Nella prima metà del Settecento, il convento romano e la sua biblioteca fecero da sfondo alle controversie religiose dell'epoca: in Angelica sono presenti edizioni di testi proibiti ancora oggi fondamentali per gli studi e le ricerche sul periodo della Riforma e della Controriforma. La Biblioteca aveva ottenuto una speciale autorizzazione a possedere libri proibiti e proprio questa deroga alla censura le permise di conservare i circa 600 volumi della biblioteca del vescovo agostiniano Enrico Noris (1631-1704).

Nel secolo XIX la storia dell'Angelica fu scandita dalle vicende storiche che interessarono la città di Roma: dall'invasione dei francesi alla proclamazione della repubblica mazziniana, avvenuta nel 1849. Le vicende degli agostiniani in Angelica ebbero termine nel 1873, con il passaggio della biblioteca allo Stato italiano. I primi decenni della gestione laica dell'Angelica furono segnati da importanti acquisti che ne accrebbero notevolmente il patrimonio librario: tra questi ricordiamo una parte della biblioteca appartenuta ai principi Massimo (1884), 200 manoscritti e 450 volumi a stampa e un'importante collezione di opere edite da Giambattista Bodoni (1919), che si aggiunse alle edizioni bodoniane già possedute dalla biblioteca. Alla fine dell'800 la biblioteca si arricchì di una curiosa raccolta di 1930 libretti d'opera del XVIII e XIX secolo, di provenienza del ministro Santangelo.


fonte: www.bibliotecaangelica.beniculturali.it

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