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  • Immagine del redattoreGabriele Clima

Che cos'è un taccuino

Lo porto sempre con me, un taccuino, da tasca, formato mignon, che occupi poco spazio, da dimenticarsene quasi. Tipo una seconda pelle. O un rifugio segreto. Qualcuno, su Facebook, una volta, mi ha chiesto che cos'è un taccuino...


Un taccuino - il mio taccuino - è il rifugio delle idee migranti, l'approdo per le onde che non trovano riva, il prato dei pensieri-farfalla che mi volano intorno cercando la punta della penna sulla carta. Si annota tutto, su un taccuino, un’idea, una frase, un progetto, una canzone, una poesia, l'inizio di una storia, la fine di una storia, un sentimento buono o uno cattivo, una cosa stupida o una cosa intelligente, una lacrima versata, un sorriso ricevuto, una massima ascoltata nel bar di una stazione, un dialogo rubato a vecchi innamorati, un’occhiata, una smorfia, un'espressione... Il taccuino - il mio taccuino - è il mio secondo ‘esserci’, esserci nel mondo, intendo, abitare il momento senza perderne la luccicanza. Da un taccuino sono nati libri, personaggi, titoli, brani interi che nei miei albi o nei miei romanzi hanno trovato vita; e altrettanti sono morti, vivendo in quei tratti rapidi e furtivi l’unico momento di splendore, persi poi nella stringente logica di una narrazione che deve infine scegliere, scartare, disossare. Ma lì, in quel taccuino, in quei tratti, in quelle pagine, anche ciò che è andato perso resta, c’è ancora, lo ritrovo; li sfoglio, ogni tanto, i miei taccuini, come album di fotografie, musei viventi di tutte le cose formate e non formate che, di fatto, mi costituiscono. Ecco. Questo è un taccuino. Il mio taccuino. È il mio essere e il mio essere stato. È il mio io, allora, oggi.


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