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  • Immagine del redattoreGabriele Clima

Una 'banda' molto speciale..



Intervista su 'La vita scolastica', gruppo Giuntiscuola


La banda del bicarbonato è un libro che parla di ambiente e di ecologia, ma lo fa in un modo un po’ particolare, cioè passando dal mondo delle auto-produzioni. Forse non tutti sanno cosa sono le autoproduzioni. Vuoi spiegarci di che cosa si tratta e perché te ne sei occupato in questo libro?

È molto semplice, tutti quei i prodotti di uso comune che di solito acquistiamo nei negozi e nei supermercati, come i detersivi, contengono ingredienti che hanno spesso conseguenze pesantissime sulla salute e sull’ambiente, conseguenze di cui spesso non siamo consapevoli. Se invece produciamo i detersivi a casa nostra, possiamo sostituire questi elementi con ingredienti naturali, quali l’aceto, il bicarbonato, la fecola di patate, o elementi a basso o nullo impatto, come l’alcol e la glicerina.

Quasi tutto può essere autoprodotto, senza dover essere chimici o alchimisti, e con un notevole risparmio economico sul prodotto finale, il che oggi non guasta.


Ci sono già molti libri che parlano ai bambini di ambiente e di ecologia, è un tema che si sta diffondendo sempre più nel mondo dell’infanzia. Cos’ha di nuovo o differente questo tuo?

È vero, oggi per fortuna sono molti i libri per bambini che parlano di ambiente e di ecologia e alcuni molto arguti e intelligenti. Il mio riguarda un argomento che resta ancora molto in ombra nella proposta per bambini. Ci sono tanti corsi di autoproduzione per adulti, ma non per bambini. E questo è un gran peccato, perché, oltre ad essere una pratica divertentissima (è come giocare al piccolo chimico su un tavolo di cucina), si perde una preziosissima occasione, mostrare ai bambini che c’è un’alternativa, che si può pensare – e consumare - in modo diverso. Nella speranza che siano loro a educare noi adulti, e non il contrario. Quello che vorrei fare è ribaltare l’ottica con cui di solito si guardano le cose.


Nel tuo libro si fa riferimento all’utilizzo di flaconi e dispenser riciclati. Quanto è importante secondo te oggi il tema del riciclo?

Be’, riciclare si inserisce alla base del concetto che regge tutto il libro perché, prima di ogni altra cosa, riciclare significa dare nuova vita. È qualcosa che rimette in moto le cose e il pensiero, oltre che l’ambiente, che è lo scopo delle formule contenute qui.

Più nello specifico, una formula per un detersivo ecologico che abbatte i costi (in termini di impatto) sulla salute e sull’ambiente, perde un po’ di significato se inserita in un flacone che salute e ambiente li ha già danneggiati per il solo fatto di essere stato prodotto. Riciclando, si riduce l’impatto di ogni singolo flacone, perché si utilizza più volte, aumentando virtualmente l’efficacia di ogni formula.


Nel libro alterni le formule a un diario in cui i due protagonisti, Leo e Stefi, raccontano in prima persona gli incontri e le scoperte che li hanno spinti a formare, appunto, la banda del bicarbonato. Perché questa scelta e non un semplice formulario?

Perché La banda del bicarbonato non è un semplice formulario. Se consideriamo l’impegno per l’ambiente come slegato dalla vita quotidiana, allora abbiamo perso in partenza. La spinta a pensare e a osservare la realtà in modo diverso non può essere affidata a un formulario: deve nascere da un’esperienza di vita quotidiana, di tutti i giorni, quella di Leo e Stefi appunto, per far sorgere una nuova e diversa consapevolezza. Ecco perché il diario è fondamentale (e anche divertente, a dire la verità), perché parla di vita vera, di una folle e reale avventura che coinvolge via via sempre più persone.


Pensi che questo libro possa dare qualche spunto per laboratori o attività in classe?

Di fatto il libro ne contiene molti, che toccano temi specifici e discipline differenti e possono quindi dare vita a attività multidisciplinari.

Le formule in sé ovviamente costituiscono un primo laboratorio che si potrebbe proporre ad una classe, un laboratorio operativo il cui scopo è proprio autoprodurre.

Un altro lavoro potrebbe essere fatto confrontando gli ingredienti di una delle formule con quelli di un analogo prodotto industriale (un detersivo per esempio), e conducendo una piccola ricerca con l’insegnante di scienze sul differente impatto degli gli uni e degli altri sull’ambiente e sulla salute.

Un terzo spunto è dato proprio dal diario che, integrando la vita quotidiana dei molti personaggi che vi ruotano intorno, può dare il via a un lavoro di scrittura creativa in cui ciascuno si finga promotore di un’iniziativa ambientalista e ne descriva agli altri i possibili sviluppi.

Un ultimo spunto potrebbe nascere dalla domanda che in fondo sta dietro all’intero lavoro: perché occuparsi dell’ambiente? Può davvero contribuire un singolo individuo alla salvaguardia di un pianeta di sette miliardi di persone? E ancora, contribuire alla salvaguardia dell’ambiente è nostro dovere?


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