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Immagine del redattoreGabriele Clima

La Malastriga: di blu e di nero - Monica Tappa

Non riesco a immaginare che effetto possano fare in un giovane lettore alcuni dei contenuti di questa storia. Curiosità? Stupore? Fiamma? Incredulità? So che - in me - riverbera di ricerche e letture, echi antichi. E questo mi confonde un po'. Non riesco a leggerlo con occhi puri, come mi accade di solito (ed è anche una sensazione meravigliosa e straniante, sentirsi così a casa, diciamolo).

La storia di Alibel e Ben, che Gabriele Clima e Francesca Carabelli hanno tessuto di blu e nero inchiostro, ti porta in più di un altrove. Spaziale e temporale, di significati e metanarrazioni. Intuisco, mediata dalla sua scrittura poetica, in sottotraccia, tutto il lavoro di Gabriele nella ricerca, minuziosa, certosina, che lo caratterizza. Nulla lasciato al caso. Chilometri di appunti. Controlli, verifiche, slanci. E improvvisazioni.


Lo vedo, Gabriele, seguire fili diversi per giungere a sprazzi di luce, piccole piazzette di scoperta e di conoscenza, luoghi dove si svelano le ombre e si capisce il senso. O, forse, meglio, se ne intravede un senso, più che capire. Permane un che di indefinito, come i confini tra i mondi, come quello tra i sogni e la veglia, come il significato di parole perse nel tempo, di simboli e riti e storie, leggende, personaggi.


C'è Roma, in tutta la sua potenza, matrona che si satura di memoria e misteri (e che voglia di tornarci, lì dove sono già stata, e di scoprirla, lì dove non sono ancora passata). Padrona di casa perfetta, per questa storia.


C'è uno sguardo che si fa prismatico, dove i punti di vista cambiano la prospettiva e il senso. Uno spunto, un gancio potente per camminare sul filo del vero e del verosimile e provare a scoprire dove portano. Se si incontrano mai, all'infinito, come rette che improvvisamente fanno un'eccezione e si concedono di essere altro, sperimentare altro, diventare, anche solo per un attimo, altro.


C'è l'attenzione di Gabriele sulle diverse neurotipicità. Sonda universi di emozioni, sintetizza studi di decenni, riesce a tradurre (semplificare sarebbe un termine troppo approssimativo, sebbene in parte corretto) quel marasma complesso legato alle relazioni in dialoghi asciutti, in narrazioni di gesti, assenze, vuoti, pieni.

E qui aggiungo una cosa (senza spoiler): è - anche - un manuale formidabile di buone pratiche di sopravvivenza, con strumenti snocciolati tra le righe, nei dialoghi, per affrontare meglio il quotidiano, per entrare in quelle che Gabriele definisce, giustamente, "dinamiche di percezione che sono alla base della relazione sociale e della comunicazione efficace e, dunque, dinamiche universali" (cito da una conversazione avuta con lui). Sarebbe un discorso lunghissimo e io, pur fermandomi qui, sottolineo che è un livello di lettura e di contenuto (dei molti che ci sono) interessantissimo.


Poi c'è il blu. Il blu di Francesca (e Gabriele), che racconta una storia nella storia con sfumature di colore e parole in rima. E mantiene il filo del telaio, tra trama e ordito, nelle illustrazioni che introducono ai capitoli. E, ancora, il blu del taccuino delle osservazioni. Preziosa chiave per aprire un'altra porta, un'altra stanza, un'altra visione.


E poi c'è che finisce lì dove la nebbia si dipana, almeno un po'. E restiamo sospesi, ad attendere il secondo volume e il seguito della storia.


Infine, la sorpresa: il sito dedicato, dove perdersi, di meraviglia in meraviglia, di stupore in stupore. Ed è navigando dentro a questi veri e propri portali, che da un accesso tondo come il tempo aprono con un click a stanze piene di conoscenza, che rifletto su alcuni aspetti. Uno, in particolare.


A memoria non ricordo un altro romanzo per giovani lettori dove il processo - il percorso - alchemico sia così rilevante. Sia parte fondante della storia. Sia coro di tragedia greca, che tiene le fila, anticipa il futuro, sia voce narrante anche nel silenzio.

Si tratta di una trilogia e alla fine del volume viene già lanciato il ponte che lega il primo al secondo volume. La Malastriga abbraccia, in modo abbastanza evidente, la nigredo alchemica. Sono molto curiosa di scoprire l'evoluzione di questo romanzo, dei suoi protagonisti, attraverso l'albedo, per arrivare alla rubedo, terza, e ultima, fase della Grande Opera di trasformazione. La chiusa del cerchio. La Fenice. Così in alto, così in basso, in una fusione col tutto.


(Piccola nota di colore: ho intuito una caratteristica di uno dei protagonisti - anzi in più di uno - prima del capitolo 24, dove qualcosa davvero si svela. E ho apprezzato, e osservato con ammirazione, gli espedienti letterari - plausibili, verosimili, intelligenti, misurati - di Gabriele nell'impedire che proprio quel particolare potesse svelarsi prima del tempo giusto ai lettori più acerbi. Bella prova di scrittura, ma non ci stupiamo troppo, Clima si conferma un maestro della penna. E di più non posso dire perché sarebbe uno spoiler).


10 novembre 2021

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