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Immagine del redattoreGabriele Clima

Eleonora Rizzoni, Lettura Candita «Black Boys»

14 febbraio 2020


Tra le tante proposte editoriali che cercano di raccontare il mondo giovanile, l’ultimo romanzo di Gabriele Clima, ‘Black Boys’, pubblicato da Feltrinelli, credo abbia più di un motivo per essere segnalato.

Com’era già avvenuto con ‘La stanza del lupo’,  si ha a che fare con la materia incandescente del disagio giovanile, comunque lo si voglia definire, riuscendo a evitare i rischi delle storie ‘a tema’, spesso intrise di retorica.


Se è interessante l’intento, va detto che anche questa volta l’autore riesce nella difficile impresa di tenersi alla larga dai facili moralismi e dagli happy end scontati. Si tratta, infatti di una storia molto dura, che descrive, e qui un altro merito del libro, la galassia dei gruppi dell’estrema destra che si formano fra le curve degli stadi e i raid razzisti contro gli immigrati.


In breve la trama: il protagonista, Alex, è ossessionato dall’incidente automobilistico in cui è morto il padre e di cui ritiene responsabile un uomo di colore. Alex è stato due mesi in coma e quando si riprende vuole farsi in qualche modo giustizia e si mette sulle tracce di Moussa. Per aiutarlo, l’amico Teo lo fa incontrare con Ferenc, capo di una banda di neonazisti, ossessionato dagli immigrati e cultore della violenza politica. Alex un po’ per la sua ossessione, trovare il nero che reputa responsabile della morte del padre, un po’ per inerzia, si trova coinvolto con le azioni criminali del gruppo dei Black Boys. E’ proprio con la sua iniziazione che si apre il romanzo, e questo è un altro merito del libro, farci entrare direttamente nel dramma: il ragazzo deve dare una ‘lezione’ a un immigrato che dorme in un vecchio birrificio, ma le cose non vanno per il verso giusto, l’uomo rotola giù per un pendio proprio mentre un barca passa lì vicino e illumina col proprio faro il terzetto di teppisti.


Cosa muove realmente questo ragazzino tramortito dal lutto e dalla difficoltà a prendere atto di ciò che è realmente successo? Penso che qui Gabriele Clima riesca nell’obbiettivo più difficile, dar conto di quel mix, di potenziale drammaticità, che nella testa degli adolescenti mescola rabbia, solitudine, incapacità di comunicare col mondo adulto. Il dolore per la perdita porta Alex a perdere il senso del limite fra ciò che accettabile e ciò che non lo è, la dimensione etica viene distorta nella chiave della subalterna partecipazione a un gruppo, che fornisce identità e motivazioni a chi non riesce a costruirsele da sé.


Di bande criminali di ragazzi si sente parlare sempre più spesso nella cronaca nera, più o meno rivestita di motivazioni politiche. Mi è capitato di assistere, agghiacciata, alla conversazione di due giovani che parlavano di una spedizione punitiva contro un ragazzo di colore, colpevole solo di esistere, così come sono assurti agli onori della cronaca romana i ‘bangla tour’, i raid perpetrati contro persone provenienti dal Bangladesh, garantiti, i criminali, dalla certezza che le vittime non avrebbero sporto denuncia. Questo è quanto.


In questo putrido terreno di coltura può smarrirsi il ragazzo che, come il protagonista del romanzo, ha perso punti di riferimento e insegue confusamente un’idea personale di giustizia.


Il finale chiarisce e mette in ordine una storia che, raccontata in soggettiva dal protagonista, oscilla fra ricordo e ossessione e non fornisce, ed è un gran merito, soluzioni consolatorie. I personaggi sono tutti tragicamente credibili ed è di particolare intensità al figura della madre del protagonista, che incarna un’idea di forza del tutto diversa dalla muscolarità perdente di Ferenc e compagni.


‘Black Boys’ è certamente una lettura impegnativa, che può dire molto sul nostro presente a ragazze e ragazzi a partire dai quattordici anni.

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