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Immagine del redattoreGabriele Clima

Angela Aniello, Interwine, "Il sole fra le dita"



A volte con gli occhi stretti e i pugni stretti la vita si trasforma in un ring, esattamente come il cuore: s'affatica, trema, sbatte, schizza.

A volte anche i risolini e i nomignoli suonano già come una condanna: a non essere compresi abbastanza, ad essere "pre-giudicati" senza sapere, a fare "CRAAAAC!" perché c'è sempre una fregatura.

E Dario lo sa fin troppo bene che le cose comunque non cambiano e che la vita non comincia da domani o... forse.

Dario è il protagonista insieme ad Andy di un romanzo che "contagia" l'anima a spalancarsi.


"Il sole fra le dita" pubblicato con Edizioni San Paolo, miglior libro oltre i 15 anni Premio Andersen 2017 scritto da Gabriele Clima, scrittore dalla spiccata sensibilità e illustratore per bambini e ragazzi, lascia dentro un'impronta indelebile. Come quando davvero il sole non va mai a male dietro il chiacchiericcio delle nuvole e s'addensa certo di sorridere stringendo l'ala del cuore.

Dario ed Andy, un binomio inscindibile: il bullo e il ragazzo sulla sedia a rotelle, strana figura dagli occhi rovesciati, "pareva un gambo di sedano spezzato. Di cosa poteva aver bisogno poi un mezzo scemo in carrozzina"?

Il gioco si fa duro: il servizio di assistenza volontaria dato come punizione a Dario 'il Grande' somiglia più a una sfida lanciata per caso che, poi, è causa di grandi cambiamenti.

Qual è la fregatura con gli handy?

Forse riempirsi gli occhi e le orecchie di silenzio.

Forse imparare a chinarsi.

Forse sentirsi un po' cretini dinanzi a un tempo che non è esattamente quello dello spicciarsi ma è un tiro più pesante dell'erba che non basta ad arrivare a sera.

Chissenefrega se l'aggancio è proprio un'occasione da non lasciar scappare. Andy è un giro abbastanza lungo per tornare a se stesso, Dario ancora non lo sa ma gli spintoni della vita scoppiano mitici a ripensare le cose per poi poterle fronteggiare.

L'autore arroventa lo sguardo del lettore, salendo, lieve, rampe di cielo sempre più azzurro in un quadrato di libertà.

"Lo vedi che non sei mica scemo, Andy?" val più di un sussurro, è una certezza che bagna il volto come gli spruzzi di una fontana, è qualcosa da azionare nonostante gli inciampi.

La bellezza a pennellate dipinge tossicchiando le ore, specchiandosi in un mare che non si può ingabbiare. Il mare ricomincia e non è un'illusione. "E si riprende quello che gli era stato tolto".

Quando il treno riparte, il fumo scivola tirando il mondo in una mano da tendere per frugare sorrisi. La notte passa veloce e le ferite bisogna disinfettarle perché bisogna avere strade aperte.

Basta allontanarsi per spiegazzare i giorni, rimettersi in carreggiata e tirar corto il fiato imparando a desiderare.

Desiderare un padre che è andato via.

Desiderare un mantra che faccia star bene.

Desiderare la forza come un lottatore.

Andy riesce a guarire la malinconia come il sole, in lui c'è qualcosa di intoccabile, che sfugge alle leggi degli uomini.

Il moto dell'altalena cessa, il gatto blu resta e le cose sono più belle perché si possono toccare con gli occhi ma non è da tutti.

Andy sa farlo, Dario pure e in un concerto di stridenti emozioni il macigno dentro al petto si scioglie senza più groppi da mandar giù.

La lezione è provocatoria per Dario così come per ognuno di noi: gli uomini dovrebbero dotarsi di un meccanismo anti-domande ma quel che li rende meno idioti è l'attenzione.

"Tu pensa al tuo amico e fa' quello che è giusto fare... Qualcuno me lo dice quello che è giusto fare?"

Non farsi invadere dalla marea, ad esempio.

Riprendere il ritmo naturale delle cose.

Smettere di sentirsi in colpa.

Guardare dritto negli occhi come per cercare qualcosa di nascosto nel profondo.


Consiglio a tutti di leggere queste pagine perché, se si ha fame di certezze, si inizia ad aspettarsi aiutandosi. Così si diventa capaci di amare. Di amarsi. Nello spazio smisurato dell'oltre.


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