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I guerrieri dell'arcobaleno

I guerrieri dell'arcobaleno

1970, porto di Vancouver. Tim ha tredici anni, e lavora nel cantiere nautico del padre. Al padre vuole bene ed è un buon lavoratore, ma sente che la sua vita non è tutta lì, che oltre a quel cantiere c’è qualcosa di più grande e più importante che lo sta aspettando.


E quando conosce Bob Hunter e quei tipi strani che papà chiama hippy, vuole saperne di più; perché parlano di cose che Tim non ha mai sentito, di impegno, di ambiente, di cambiare il mondo. Parlano di prendere una barca, la Phyllis Cormack, e con quella andare fino a Amchitka, in Alaska a fermare un’esplosione nucleare programmata dagli americani nell’ambito del programma sull’energia atomica. Il giorno dopo, Tim ha già deciso: dovrà essere su quella barca. Malauguratamente è troppo piccolo, e viene rispedito a casa. Ma Tim non è tipo da arrendersi, e la mattina dopo, non visto, si imbarca sulla Phyllis.

(…) Sapevo esattamente dove andare, nella Phyllis intendo, perché la Phyllis Cormack era uguale alla barca di Mac Adams, la stessa, una West Coast doppio-ponte, sessantotto piedi, novantanove tonnellate. La conoscevo come le mie tasche, l’avevo carteggiata e ricarteggiata per due anni, dalla poppa alla prua, dal babordo al tribordo, dentro, fuori, sopra, sotto, ormai era diventata quasi come casa mia. Perciò mi ero infilato dritto dritto a prua, sottocoperta, nel pozzetto dove stava la catena dell’ancora. Era perfetto, un vano non grande ma neanche piccolissimo, in cui nessuno avrebbe messo il naso, perché lì ci sta solo la catena, manovrata dall’argano in coperta che cala o salpa l’ancora dal foro a prua. Era perfetto. Era più di un nascondiglio, era tipo una tana. La mia tana.

Il viaggio è duro e faticoso, il freddo del mare di Bering si fa sentire, e oltre a questo la missione non riesce a raggiungere il suo scopo: la barca viene intercettata dalla marina militare ed è costretta a tornare indietro. Ma Bob non si arrende. Prepara un nuovo viaggio, la Phyllis diventa il 'Greenpeace', e un nuovo equipaggio viene formato. Tim si imbarca nuovamente. Questa volta la missione è salvare le balene dalla caccia illegale delle baleniere russe e giapponesi. Tim scopre una volta imbarcatosi che l'idea di bob è frapporsi fisicamente agli arpioni delle baleniere per tentare di salvare i cetacei.

(…) Ero rientrato nel pozzetto col cuore che mi batteva forte. Mi sentivo fragile, esposto, indifeso. Nelle mani di Dio, insomma, se un dio esisteva veramente. Poi però avevo pensato a una frase che aveva detto Bob, alla Unitarian, la prima volta che lo avevo conosciuto. ‘Che cosa sei disposto a rischiare per cambiare le cose?’ aveva detto. Aveva usato proprio questa parola, rischiare. E avevo pensato che forse è proprio da questo che si misura una persona, da ciò che è disposta a rischiare. Cos’erano disposte a rischiare, le persone che avevo intorno a me; non lì sulla Phyllis, a casa intendo, nella vita di ogni giorno? Cos’erano disposti a rischiare Liam, Sean, Tina? Cos'ero disposto a rischiare io?

Il rientro del Greenpeace dopo la missione decreterà la nascita del movimento ambientalista più grande del mondo, mentre Tim tornerà alla sua vita, rinnovato, trasformato profondamente da un'avventura che gli ha insegnato che cos'è l'impegno, che cos'è il coraggio, che cos'è l'amore anche, quello vero, quello per Tina, che lo aspetta, di ritorno, a Vancouver.

DI QUESTO LIBRO HANNO SCRITTO:

«Un racconto di normalità che diventa presenza eroica, avventura, incanto, cambio di paradigma» Elena Comana

«Viaggio reale e viaggio esistenziale si fondono perfettamente»

Oriana Picceni


«Dobbiamo tutti essere un po' Tim»

Qualcunoconcuicorrere


«Cosa siamo disposti a rischiare per cambiare le cose?»

Lettoriselvaggi

Romanzo, 192 pagine, età di lettura dai 10 anni
Tematiche: ambientalismo, Greenpeace, impegno civile, pianeta

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