gabriele clima
Castel sant'Angelo
– Questa è Roma – disse il cardinale. – Duecentomila anime, anima più anima meno. Una città difficile e tormentata, uomini e donne che ripongono nella Chiesa la speranza concreta di un futuro migliore, nella luce della parola di Dio e nel rispetto del Vangelo di Cristo. Dico bene, Bugatti?
(Alibel, Il libro nero, pag. 291)
Il mausoleo monumentale di Adriano, noto oggi come Castel Sant’Angelo, venne costruito come sepolcro dinastico degli Antonini e realizzato sulla riva destra del Tevere, nell’area occupata anticamente dagli Horti di Domizia nel Vaticano. Al fine di mettere in comunicazione l’edificio con il Campo Marzio, si costruì il ponte Elio, tuttora esistente con il nome di Ponte di Sant’Angelo.
La struttura si conserva per gran parte ed i lavori di costruzione si avviarono probabilmente intorno al 130 d.C., per essere terminati nel 139 d.C., all’indomani della morte di Adriano a Baia. L’edificio era costituito da un basamento quadrato di 89 m di lato e alto 15, costruito in opera laterizia, con ambienti disposti a raggiera coperti a volta. Il tamburo centrale era circolare con un diametro di 64 metri ed era alto fino a 21 e al quale si addossava il recinto, che era rivestito esternamente di marmo, con tabelle marmoree iscritte con gli epitaffi dei personaggi sepolti all’interno. L’ingresso originario a tre fornici non è più presente sostituito da uno nuovo più alto di tre metri rispetto a quello più antico. Un breve corridoio permetteva l’accesso al vestibolo quadrato, dove trovava posto una grande statua di Adriano, la cui testa è oggi conservata nella rotonda dei Musei Vaticani. L’atrio era rivestito di lastre di marmo giallo antico e sulla destra di esso si apriva la famosa galleria elicoidale, che portava alla camera funeraria. La cella sepolcrale si poneva al centro del monumento, aveva una forma quadrata di 8 x 8 metri e al suo interno conservava le ceneri di numerosi personaggi della famiglia imperiale: Adriano, Sabina, Elio Cesare e di tutti gli imperatori Antonini e Severi fino a Caracalla. Sulla cima del tumulo di terra, che colmava lo spazio tra il tamburo esterno e le stanze sopra la camera funeraria, si disponeva una quadriga bronzea con la statua di Adriano.
Già nelle fasi terminali dell’Impero, l’edificio accentuò i suoi caratteri difensivi venendo incluso nel circuito delle Mura Aureliane a partire da Onorio nel 403 d.C. Nel 537 d.C. non a caso esso fu impiegato nelle fasi di resistenza all’assedio dei Goti di Vitige durante le guerre gotiche, impiegando tra l’altro numerose statue del monumento come proiettili. A partire dal X secolo d.C. il Mausoleo fu trasformato definitivamente in Castello e nel XI sarebbe stata posta la prima statua dell’arcangelo, che avrebbe poi dato il nome attuale al complesso di Castel S. Angelo. L’attuale statua bronzea sarebbe la sesta della serie ed opera dello scultore fiammingo del ‘700 Pieter von Verschaffelt. La posizione strategica della fortezza, a cavallo tra Vaticano e nucleo della città, favorì le dispute e le mire di potere delle famiglie nobiliari romane. Nell’arco dei secoli passò di mano in mano tra i vari gruppi aristocratici: roccaforte di Teofilatto nella prima metà del X, dei Crescenzi fino alla fine dell’XI secolo, passando quindi sotto il controllo dei Pierleoni e infine dei potenti Orsini che si contrapponevano, con questa fortificazione, a quelle dei Colonna. Nel ‘400 la fortezza cambiò parte della sua struttura modificando sia la ripartizione interna – venne chiuso ad esempio al primo piano la galleria elicoidale – sia l’aspetto esterno, con la torre antica che assunse una forma quadrangolare e liberando la base dall’antica piattaforma. Per circa quattro secoli Castel Sant’Angelo divenne l’orgoglioso bastione difensivo papale, ergendosi ad ultimo ed invalicabile difensore dei pontefici, che qui si rifugiarono in tempi di pericolo: celebre è l’episodio del 1527 quando Clemente VII si rinchiuse al suo interno, sfruttando la via di fuga del Passetto, per sfuggire ai Lanzichenecchi tedeschi dell’imperatore Carlo V, durante il sacco di Roma. Papa Paolo V plasmò in modo pressoché definitivo il castello, realizzando la grande loggia a cinque arcate che affaccia verso i Prati e trasferendo gli alloggi del pontefice al piano superiore.
Ulteriori modifiche alle opere difensive vennero eseguite successivamente sempre nel ‘500 e nel ‘600. Il complesso peraltro venne progressivamente trasformato da postazione difensiva a carcere politico: qui venne ad esempio imprigionato Giordano Bruno, il celebre filosofo del XVI secolo condannato al rogo per le sue concezioni “antisistema”, basate sulla negazione della creazione divina, dell’immortalità dell’anima, la sua concezione dell’infinità dell’universo e del movimento della Terra. Questa funzione venne mantenuta fino al Risorgimento, periodo in cui numerosi patrioti italiani vennero qui rinchiusi. L’aspetto esteriore attuale venne fortemente compromesso nel XIX-XX secolo, a causa dei restauri eseguiti dal maggiore del Genio dell’Esercito Italiano, Mariano Borgatti, che cancellarono le tracce del palinsesto stratigrafico sviluppatesi nell’arco dei secoli.
fonte: www.cosavederearoma.com