top of page

Campo de' Fiori

premio andersen.webp
L’uomo e la donna riapparvero. Parlavano alla bambina, Alibel non sentiva quello che dicevano, ma percepiva il tono, il modo, la luce. Vide gente, una piazza, la piazza del mercato, Campo dei fiori, con la statua al centro.
(Alibel, La Malastriga, pag. 81)

La piazza di Campo de’ Fiori sorse sull’area antistante il Tempio di Venere Vincitrice, e il suo nome deriva dalla presenza di un vasto prato fiorito, nonché di orti, che nel Quattrocento ornavano la piazza, chiusa da un lato da una fila di palazzetti appartenenti alla famiglia Orsini e dall’altro digradante verso il Tevere. Le prime opere di urbanizzazione si ebbero nel 1456 con Callisto III, che provvide a lastricare la piazza, e con Sisto IV, sia grazie alla bonifica della zona, come attesta la targa posta all’angolo tra Campo de’ Fiori e via dei Balestrari, sia con l’apertura di ponte Sisto. Molti palazzi vennero edificati e la piazza divenne un luogo di passaggio obbligato per i pellegrini, ma anche per personalità di spicco come ambasciatori e cardinali, che da Trastevere, passando per ponte Sisto, lungo la direttrice via della Trinità, via Mercatoria, Campo de’ Fiori, via Florea, via dei Banchi Vecchi, si recavano a S.Pietro. Campo de’ Fiori divenne così sede di attività culturali e commerciali, di un fiorente mercato di cavalli che si teneva il lunedì ed il sabato, di botteghe di artigiani, vi si leggevano gli annunci pubblici e sui muri venivano affisse le bolle papali. Un ulteriore impulso lo ebbe con lo spostamento del mercato dal Campidoglio, in piazza del Mercato, nella vicina piazza Navona. La zona divenne così sede di numerosi alberghi, osterie e locande dai nomi più disparati, “della Nave“, “della Luna“, “dell’Angelo“, “della Scala” ed il più celebre di tutti, la “Locanda della Vacca“, gestita, nel secondo decennio del Cinquecento, da Vannozza Cattanei, l’amante di papa Alessandro VI Borgia e madre di Lucrezia, Cesare, Juan e Josè, tutti partoriti in questo palazzetto, sul quale si vede ancora lo stemma gentilizio di Vannozza.



Nel 1869 il mercato generale di erbaggi e frutta, che fino ad allora si svolgeva soltanto a piazza Navona, venne spostato a Campo de’ Fiori e da allora il mercato è rimasto sempre in attività, divenendo uno dei più antichi della città. La piazza non fu soltanto luogo di affari o di piacere, ma anche luogo di esecuzioni capitali, perlopiù condanne al rogo, e punizioni con tratti di corda: in un’incisione di Giuseppe Vasi si può notare il palo per la corda definito “Supplicio de malviventi e trasgressori delle leggi“ (ricordato anche dalla limitrofa via della Corda), nel quale il colpevole veniva sospeso per le braccia con la conseguente e inevitabile dislocazione delle braccia.

Al centro della piazza si erge la statua del filosofo Giordano Bruno, che in questa piazza venne messo al rogo per eresia il 17 febbraio del 1600.

fonte: www.romasegreta.it

bottom of page