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Immagine del redattoreGabriele Clima

La letteratura per ragazzi esige temi forti..

Intervista di Simone Fanti su 'Io donna'


In Storia di Vera Gabriele Clima affronta il tema dei campi di concentramento attraverso la storia della piccola Vera che è prigioniera con la mamma, e tanti altri, in un campo di prigionia tedesco durante la seconda guerra mondiale. Nel suo ultimo libro, Il sole tra le dita, invece affronta il viaggio iniziatico di due ragazzi, uno avviato sulla strada del bullismo e l’altro di una vita con disabilità. Temi forti, che secondo l’autore sono chiesti dagli stessi ragazzi per “avere le istruzioni” per comprendere il mondo che li circonda…


La letteratura per ragazzi oggi si trova ad affrontare tematiche nuove come omosessualità, diversità, razzismo?

In realtà si sono sempre affrontati questi temi in letteratura, anche in letteratura per ragazzi. Solo lo si faceva in maniera meno esplicita, per una serie di motivi, non ultimo il timore di urtare le loro giovani menti ancora in crescita e dunque delicate. Ai miei tempi i ragazzi non partecipavano, generalmente, alle ‘faccende dei grandi’. Oggi è cambiato tutto. È cambiata la realtà ed è cambiato il modo in cui la realtà impatta sui nostri figli. Oggi la tendenza, sia a scuola che in famiglia, è di coinvolgere i ragazzi negli eventi che accadono nel mondo; si parla con loro, si dibatte con loro, si chiede loro di avere una posizione riguardo alla realtà contemporanea e talvolta, coi più grandi, perfino alla politica. Si leggono i giornali, a scuola, talvolta anche nelle classi elementari. È giusto, sacrosanto e inevitabile che la letteratura per ragazzi si adegui, e volentieri, a questo cambiamento.


In famiglia di solito si tende a “nascondere” certe tematiche. Come vengono vissuti libri per ragazzi con temi “forti”?

A mia esperienza i temi ‘forti’ sono un problema solo per noi adulti. Abbiamo sempre il timore di esporre i nostri figli a cose che non sono in grado di affrontare, che potrebbero confonderli e destabilizzarli. E non ci accorgiamo che oggi a destabilizzarli è la realtà stessa, ogni giorno, con una potenza di fuoco che aumenta sempre più. I libri ‘forti’ sono gli strumenti con cui contrastare questi colpi perché danno, di quella realtà, una visione alternativa, che i ragazzi possono capire, codificare e elaborare. Ne danno in qualche modo una chiave di lettura, che è lo strumento principe con cui affrontare il mondo e l’età adulta.


Lei fa spesso presentazioni nelle scuole… a che temi sono più sensibili?

Proprio ai temi forti. Incontro centinaia di studenti ogni anno in tutta Italia, dalle scuole elementari alle superiori, e le reazioni verso i temi forti sono sempre le stesse: curiosità, sete di sapere, voglia di confrontarsi con domande che, oggi, nei ragazzi, anche nei più giovani, emergono molto prima di quanto noi non sospettiamo. Ed esigono di essere affrontate. Nessuno strumento educativo può farlo meglio di un libro. Ovviamente, accanto a questi libri, ce ne sono tanti altri che piacciono ai ragazzi, che non per forza trattano argomenti così forti ma parlano d’amicizia, di amore, di mistero, di avventura. Ma in un modo o nell’altro, nei libri per ragazzi, i temi forti della loro attualità vengono a galla, anche solo come storie secondarie o parallele. Del resto un cambiamento della realtà esige un cambiamento di rappresentazione.


Molti insegnanti fanno leggere i classici ai propri studenti, Verne, Stevenson, Dickens, Salgari. Secondo lei i classici parlano ancora ai ragazzi?

Quello sui classici è un discorso delicato. È vero, tanti insegnanti propongono i classici ai ragazzi, da quelli che ha citato lei a Salinger, Calvino, Fenoglio. Personalmente credo possa essere un boomerang. Premetto che io mi sono formato sui classici, storie bellissime, dense di vita, passione e umanità che sono e restano intramontabili, nei temi e nel loro valore letterario. Il problema è che oggi questi libri sono distanti nel tempo e nello spazio dalla realtà contemporanea: parlano una lingua (e non solo nel senso della lingua utilizzata) che i ragazzi non riconoscono, perché non è la loro, che non potrà mai coinvolgerli in una lettura efficace e interessante. Se oggi diamo i classici ai ragazzi sperando imparino ad amare i libri e la letteratura, rischiamo davvero di ottenere l’effetto contrario. Occorre invece giocare di strategia e condurli ai classici attraverso un percorso alternativo che passa da una letteratura a loro dedicata in grado di coinvolgerli coi loro scenari e con la loro lingua. Preparare ai classici il terreno, questo credo sia oggi il percorso da seguire.


Il suo prossimo libro, 'Continua a camminare', parlerà di migranti e della Siria. Come si fa immergere i ragazzi in una realtà così terribile con delicatezza?

Con onestà. Un libro che parla di profughi e di guerra non può non essere onesto, non può non mostrare le cose come stanno; si parla di attualità, di contemporaneità, qui non c’è Cappuccetto Rosso, o meglio qui il lupo Cappuccetto se la mangia per davvero. Ma è quello che uno scrittore per ragazzi è chiamato a fare oggi, dagli stessi lettori, che chiedono il coraggio di dire pane al pane, di coinvolgerli in prima persona con storie vere, reali, che si possano sentire sulla pelle prima ancora che nel cuore. La scrittura è fatta di empatia, e la delicatezza, di cui parla lei è che è ancora una parte fondamentale nelle storie per ragazzi, nasce proprio da questo, dall’empatia, dalla poesia contenuta nella relazione fra chi scrive e chi legge. Senza onestà, tutto questo non può verificarsi.


Se potesse dare consigli ai genitori per affrontare temi scottanti che i ragazzi vivono attraverso la tv e internet?

Leggere. Leggere libri, libri di qualità naturalmente, leggerli insieme, condividerli, parlarne. A differenza di internet e tv, un libro resta, perché lavora in profondità, e lì getta radici.


Molti dei suoi libri raccontano di amicizia, spesso i protagonisti sono in coppia…, è ancora un valore?

L’amicizia è sempre un valore. Lo è più dell’amore, più della lealtà perfino. Perché è qualcosa che i ragazzi hanno sottopelle, che sentono da quando sono piccoli. Non serve ragionare per capire l’amicizia, né sforzarsi per esercitarla. All’amicizia si tende in modo naturale, e i ragazzi ci riescono meglio di noi adulti.


I millennials, gli adolescenti di oggi, sono così diversi da quelli che li hanno preceduti?

Io non credo. A essere diverso, come dicevo, è tutto il resto, il mondo, gli scenari, la scuola, la maniera di rapportarsi con gli altri e con le cose. I millenials in realtà sono esattamente come eravamo noi, con le stesse insicurezze e le stesse domande non risposte. Il problema è la realtà di oggi, che concede loro modalità di interazione e desiderio di indipendenza (si pensi solo ai social, o alla tecnologia) che la loro maturità emotiva spesso non gestisce. E questo crea sconcerto e confusione. Ecco perché oggi i libri per ragazzi possono fare tanto, perché lavorano su quella parte inalterata dei ragazzi spostandola in scenari attuali e comprensibili. Sono un giunto, un ponte di collegamento fra il mondo interiore e la realtà che tende a soverchiarlo.


I suoi libri sono per ragazzi, ma danno anche una mano agli adulti per comprendere il loro mondo.

Non solo i miei. È quello che fa in genere la letteratura per ragazzi, si rivolge sempre a entrambi. Purtroppo è una letteratura in qualche modo misconosciuta, perché spesso si tende a considerarla di minore importanza rispetto a quella dedicata agli adulti. È ovvio che è un errore, ma deriva da una pratica sociale difficile da debellare, che è quella di considerare i ragazzi di minore importanza rispetto a noi adulti. Ad ogni modo io non credo che esista una letteratura per ragazzi contrapposta a una per adulti, almeno non in questi termini. Ci sono buoni libri, semplicemente, e una buona letteratura, così come cattivi libri e una cattiva letteratura. Che siano adulti o ragazzi a leggere è del tutto irrilevante. Del resto ci sono libri per ragazzi letti dagli adulti (un esempio? Il piccolo principe), e libri per adulti letti dai ragazzi (un esempio, Moby Dick). Personalmente consiglio a molti adulti di leggere libri per ragazzi, perché, come nella vita, i due mondi si toccano e i temi, alla fin fine, sono i medesimi.


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