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  • Immagine del redattoreGabriele Clima

Elena Comana «La stanza del lupo»


Ho letto “ La stanza del Lupo” 2 mesi fa. Un libro bellissimo e fortissimo che mi bruciava tra le mani. Ne scrissi impressioni a caldissimo, il mio essere era illuminato. Scrissi che le parole per descriverlo sarebbero arrivate con lentezza, e precisione.

Speravo di essermela cavata così. Sintesi della sintesi della sintesi del mio sentire.


Al contrario il viaggio era solo all’ inizio. Entrata nel Lupo, proseguii con “Continua a camminare” , dello stesso autore, un libro che avevo in nota da un anno e ancora non avevo avuto il coraggio di leggere. Dall’esperienza delle due narrazioni nacque la recensione di “Continua a camminare”, in cui, lo confesso ora, nascosi la recensione de “La stanza del Lupo”. Dentro quello scritto sintetizzo la forza e il percorso che i due racconti mi hanno portato ad osservare.


Di nuovo ero convinta di essermela cavata. Non erano forse arrivate, lente e precise, le parole per descrivere quello che avevo sentito? Sì erano arrivate, ma ancora non avevo trovato il modo di descrivere frontalmente, dichiaratamente, “La stanza del Lupo”. Il suo nucleo che sento inviolabile, nucleo che ho paura di andare a toccare con parole che possano distorcerlo: inopportune e superficiali.

Ma ieri “La stanza del Lupo” mi ha chiamato ancora, e mi ha strapazzato. Direi che sono in balia del Lupo e devo, devo trovare il modo di portarlo fuori da me. Alla fine scrivo non per mestiere né per vezzo, ma per sopravvivere alle storie che mi gridano dentro.


Di questo libro la cosa che mi ha colpito per prima è stato ascoltarne le interviste rilasciate dall’ autore, di cui non avevo ancora letto nulla ma che seguivo on line. Un autore che mi aveva colpito per il garbo, la gentilezza, la calma che diffonde attorno a sé. Quale sorpresa ascoltarlo raccontare de “La stanza del Lupo”, quella stanza in cui è racchiusa una rabbia gigante e distruttiva, che è la sua rabbia di ragazzo. La Sua Vera Storia. E’ questa una cifra unica e folgorante del libro, che me lo fa guardare con prudenza e pudore: l’intimità profonda dell’altro, mostrata. Donata.

La prospettiva da cui guardo questo racconto è ora distante dal libro stesso. Ho dovuto camminare due mesi, allontanarmi a sufficienza per vedere che la storia continua oltre i suoi bordi, non inizia e non finisce dentro il libro, non si esaurisce lì.

E’ una storia contenuta dalla forza e dalla maturità dell’autore, che ha imparato, attraverso il suo stesso cammino, il Potere della Gentilezza, e con esso contiene, racchiude, mostra e alchimizza, la forza primordiale della Rabbia. Ci porta a contemplare quel diamante nero, grezzo, che è suo, della sua famiglia, passata e presente, al contempo immagine archetipa e primordiale dell’animo umano. Ne dirige i fili e tesse un telo di protezione che pare dire: “Lasciatevi toccare dal Lupo, non vi farà alcun male”. Questa è la sua grandezza.


La sua non è quindi una “gentilezza gentile”, ma una “gentilezza di Potere”. Una gentilezza acquisita che conosce e abbraccia il suo opposto. Di più: si genera da lì, dalla rabbia. È come se la maturazione dell’essere umano la si potesse vedere in quel percorso che va dall’energia spaventosa e irrefrenabile sperimentata da Nico nella stanza del Lupo, alla gentilezza ferma e matura, consapevole e controllata di Gabriele Clima scrittore, che è Nico nel suo evolvere dentro e fuori dal libro. Gabriele Clima adulto sono le pagine non scritte dopo l’ultima de “La stanza del Lupo”. Una persona e un’immagine che col suo esempio ci dice: “Coraggio, ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi.

Dentro le storie ognuno si rispecchia in un modo o nell’altro, se si lascia toccare vede una qualche forma di se stesso. In questa storia si vede qualcosa di ancor più profondo: si vede l’altro.

Di buio, lo sappiamo, ognuno ha il suo. Difficilmente qualcuno si mette in piazza a raccontare il proprio, mettendosi a nudo. Mostrare lo spazio più profondo e Sacro di sé. Questo è il motivo per cui mi riesce così difficile osare scrivere di questo libro. Questa storia vera è un Dono. Mi riempie di gratitudine, di rispetto, e di pudore.


Anche, dopo questa notte travagliata, mi son resa conto che lasciarsi toccare nel profondo da una storia, è lasciare che questa pianti un seme dentro di noi. Da lì, comincia a germogliare. Al principio nascostamente, in silenzio. Poi con sempre più forza le immagini si fanno potenti e roboanti. E non sai più dove metterti, non sai più dove stare. Continui a camminare. Ma le immagini e le parole non restano indietro, te le porti dentro con una presenza generativa che si sostanzia sempre più e a un certo punto ti devi fermare. E sgravare. Generare a tua volta.

Ho passato la notte ad ascoltare questo caos dentro me, a cercare di intercettare lo sguardo da cui, spero definitivamente, descrivere quel che dalla mia prospettiva posso raccontare. Allora si è fatta avanti questa voce: questo racconto è una Testimonianza. La testimonianza del viaggio dell’Eroe, che inizia prima del racconto, e prosegue oltre il racconto: un viaggio in continuo divenire. Abbiamo l’onore di esserne testimoni perché così va la parola scritta, non viene data per uso esclusivo: i racconti chiedono di essere raccontati, di essere donati alle memorie del mondo. Per meno non si sprecano.


Questo viaggio dell’Eroe è la testimonianza che da quei viaggi si può uscire vivi e trasformati. Illuminati. E’ una mappa, che dice: "Io Ti Capisco. Sono stato come te. Ho trovato la strada per governare le mie emozioni, ho trovato l’amore per me stesso e per la vita. Abbi Fiducia, abbi Fede. Ce la puoi fare. Ti guido da qui con Amore, ti metto a disposizione tutto quello che so per aiutarti a uscire da lì, trovando te stesso. Continua a camminare”.


Credo questo libro sia il Canto d’ Amore di un Padre, per il proprio Figlio.



 

LA STANZA DEL LUPO

Anno di pubblicazione: 2018

192 pp.

Prezzo di copertina: 14,50 euro

Età di lettura: dai 12 anni

 

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