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  • Immagine del redattoreGabriele Clima

E tu, hai mai liberato da un incantesimo una Regina Kattiva? - Monica Tappa

La chiamano c dura (il suo è un suono "occlusivo velare sordo", senti che roba, senti che rimbombo sti paroloni, eh?).

Nell'alfabeto fonetico internazionale diventa una kappa. E in fondo basta guardarle, la c e la k, per sentire quasi nei polpastrelli quanto quella linea morbida non punga come fanno invece quegli angoli spezzettati. Provate a guardare questi due aggettivi: CATTIVA - KATTIVA. Se fossero due porte, e doveste per forza aprirne una, quale aprireste? Io, senza se e senza ma, la porta CATTIVA.


Come ha già spiegato durante alcune presentazioni Gabriele Clima, "Regina Kattiva" (con illustrazioni di Lorenzo Sangiò, edizioni Corsare) con la kappa nasce anche da questo. Vabbé, quanto potremo stare a parlare poi del ruolo della Regina (cattiva) delle fiabe?


Di sicuro questa è una storia, secondo me, che riesce a unire in un intreccio lucente e morbido di raro equilibrio trama e ordito che ricordano due filati profondamente diversi (un po' come mettere assieme fili di seta e filo di canapa, insomma). Due tracce distinte che però si fondono (come quei gomitoli melange), due mondi che si perdono uno nell'altro, che restano distinti ma uniti e che, solo allontanando il lavoro, mostrano il disegno armonico del loro intrecciarsi.


E non lo so perché, in questo sabato afoso di fine luglio, continua a bussare sui polpastrelli pensando a questa storia l'immagine del lavorare a ferri e la mescolanza dei gomitoli e delle tessiture. Dei punti che, uno dopo l'altro, andata e ritorno, dritto e rovescio, creano, avvolgono, disegnano. Ma tant'è.


In fondo, quando non ce lo dimentichiamo, sappiamo tutti che il mondo reale dei bambini ha confini ampissimi. Lo chiamano magico mica per niente. Di sicuro non lo dimentica Gabriele Clima, autore attento, sempre pronto all'ascolto, che dell'infanzia e delle fasi della crescita ha - da sempre - sguardo acuto e versa - sempre - parole pesate e care.


E così, come per il Bimboleone (sempre di Edizioni Corsare) che aveva trovato nel tratto di Giacomo Agnello Modica il perfetto contraltare al testo, anche in questa occasione, dove il testo è meno sintetico e più narrativo che nell'albo precedente, le illustrazioni di Lorenzo Sangiò ci prendono per mano e ci portano nel mondo magico e reale di Caterina che è la protagonista ma in una storia, attenzione, dove non esistono comparse. E lo fanno, di portarci nel mondo di Caterina, strizzandoci l'occhio, giocando con noi, nel vedo e non vedo, descrivo e occulto, mostro e nascondo.


Resto affascinata dalla cura profonda nella scelta dei nomi: Mentino, il folletto (ma nel senso che mente, che non esiste o che sa di menta? o che mente sapendo di mentina, come dicevamo da ragazzini noi o almeno io?). O Salamandro, o, ancora, la strega Saggina, l'orco Latronio, il drago Zannasso e il principe Belcillotto. Unica a non avere un nome resta la mamma. Che quando non è Regina Kattiva è mamma. E ha tutti i nomi dentro. Come i bambini sanno benissimo. Mamma. Senza retorica, in assoluta pienezza.



30 luglio 2021

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