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  • Immagine del redattoreGabriele Clima

Chiara Costantini, Testefiorite: Il Bimboleone

apparso su Teste Fiorite il 30 gennaio 2020

L’albo di cui oggi vi narrerò la lettura è un albo a cui sono molto legata.

È un albo grande come piace a me, copertina cartonata, sfondo bianco, illustrazioni definite ed efficaci. Mi rappresenta, ha molti tratti in cui mi riconosco …come maestra …come la bambina che ero e in parte sono rimasta …come mamma …come lettrice

… e, perché no, come possibile scrittrice.

È uno di quei libri che appena vedi pensi: “lo voglio”! E subito dopo ti correggi e pensi “…lo vorrei, lo vorrei proprio nella mia libreria, perché parla di me e non posso farne a meno”. È uno di quei libri così belli che inizi a pregustarne la lettura prima di iniziare a leggerlo. Uno di quei libri preziosi che tieni in serbo per il momento giusto. È uno di quei libri da leggere in tempi distesi, senza fretta, lasciando a ciascun bambino il tempo di ascoltare, pensare, poi parlare.


Lo vidi a Bologna ad aprile, alla Children’s Book Fair, fresco di stampa, in bell’esposizione sul banco dello stand di Edizioni Corsare. Ma per averlo dovetti aspettare settembre, quando mi fu regalato. Un libro di cui Roberta Favia ha già pubblicato una recensione e che questa settimana io ho voluto mettere in cartella per portarlo ai mie bambini di seconda…


Veniamo allora alla lettura in classe.

È appena terminato il secondo intervallo. Io seduta dietro la cattedra (sì, questa volta lettura tradizionale, senza setting di apprendimento particolari), libro in mano, gomiti appoggiati per sorreggerlo. Si siedono anche loro, ciascuno al suo posto. Il brusio scema gradualmente. Silenzio.

All’improvviso l’aula già mi sembra meno aula…


…mi immagino un piccolo scorcio di giungla, ricoperto di foglie e rami e loro lì, come tanti piccoli animali, chiari e definiti ai miei occhi, pronti ad ascoltarmi… qualcuno sdraiato sul banco, qualcuno nascosto dietro l’astuccio, qualcuno accoccolato al compagno, qualcuno rannicchiato con i piedi sopra la sedia, qualcuno seduto perfettamente composto con la schiena a 90° rispetto alle gambe e qualcun altro seduto invece “perfettamente scomposto”.

Apro il libro e inizio a leggere…

Quanti sono i bambini del mondo? Tanti, tantissimi. E tutti diversi…

“…come noi!” commenta una bambina. Poi di nuovo silenzio. Continuo.

C’è il BIMBOGATTO, un po’ selvatico e un po’ coccolone. A volte ti regala un sorriso, a volte ti dà una zampata. È fatto così, è un bimbo agrodolce, non puoi togliergli l’agro senza togliere il dolce. Per far felice un bimbogatto devi… Fargli capire che, ogni volta che vuole, può avvicinarsi e farti le fusa.

Il libro procede narrando le caratteristiche del BIMBOPESCE, del BIMBOZANZARA, del BIMBOLEPRE, del BIMBOTARTARUGA, del BIMBOLEONE, del BIMBOSCIMMIA, del BIMBOFARFALLA, del BIMBOLUCERTOLA, del BIMBOTALPA, del BIMBOPELUCHE, del BIMBOANGUILLA, del BIMBORICCIO, del BIMBOTORO… Per ognuno c’è l’illustrazione che completa il testo mostrando il bambino con il relativo animale in una esplicita e emblematica scena di vita quotidiana.

L’albo si conclude con una geniale illustrazione a doppiapagina. Geniale per l’effetto che crea. Sembra la foto della classe scattata dalla parete di fondo: i bimbianimali di spalle, la maestra di fronte e sulla lavagna la scritta:

“E tu? Tu dimmi un po’… Che bimbo sei?”

Senza che io aggiungessi altro i bambini si sono sbizzarriti…

“Maestra facciamo anche noi?” “Sì, potremmo scrivere che animali siamo” “Maestra, però anche tu lo scrivi…”

Si sa, una parola tira l’altra, un pensiero stimola l’altro e quando un pensiero incontra altri pensieri nasce un’idea e, quando un’idea si fa parola diventa progetto. È nata così, direttamente dalla fervida fantasia dei bambini, la proposta di scrivere un libro intitolato:


“I bimbisecondaB”

“Così se arriva qualcuno che non ci conosce, tipo un supplente, legge il nostro libro ed è a posto!”.

Ciascun bimbo ha cominciato a pensare a che tipo di BIMBOANIMALE fosse.

Mi è piaciuto constatare come, pur essendo piccoli, alcuni di loro avessero colto la struttura linguistica sottostante il testo di ciascuna pagina. Mi ha stupito che qualcuno abbia apprezzato la narrazione quasi poetica. Mi ha colpito il bambino che ha colto che a conclusione della descrizione di ciascun BIMBOANIMALE c’è la frase “Per far felice un bimbo(…) bisogna…” e poi come naturalmente abbiano messo in atto la tecnica di scrittura a ricalco, alcuni per il testo altri per il disegno.


Curioso come lo stesso animale venga descritto in maniera diversa nel libro e da un bambino della mia classe. Ad esempio il BIMBOTALPA nell’albo sta sottoterra e resta nascosto agli altri e al mondo e scava, scava, sporgendo ogni tanto la testa e per farlo felice bisogna lasciarlo scavare. Nella classe-seconda-B invece il BIMBOTALPA ama sì nascondersi ma lo fa per gioco. Ama nascondersi dalla baby sitter e dal papà. Ama stare sotto le coperte e non farsi vedere e per farlo felice basta lasciarsi sorprendere.


Questo albo funge da chiave, da espediente, e permette ai bambini di parlare di sé in maniera spontanea, senza forzature. Questo albo richiama un gioco dell’infanzia caro a ciascun bambino il gioco del “facciamo che io ero…” che permette mettendosi nei panni d’altri di acquisire più sicurezza in se stessi.

“Maestra e tu che BIMBOANIMALE sei? Anzi no, che MAESTRAANIMALE sei…?!?”

Li sento confabulare e colgo qualche ipotesi di sotterfugio… “Per me è una specie di grillo parlante perché sa tutto” “Per me è un BIMBOASINO” …e ride (l’ossimoro apoteotico, colei che trasmette il sapere è incarnata nell’animale che per cliché è il più ignorante in assoluto) Questi sono i bambini: sinceri e diretti. Senza filtri! Che forti!


“Maestra io non so chi scegliere perché in realtà mi sento un po’ BIMBORICCIO, ma anche BIMBOTORO e anche un po’ BIMBOLEONE e a volte invece sono un BIMBOFARFALLA….” (Interessante, si può essere tutti questi animali insieme…) “Maestra, ma posso essere anche un animale che non c’è nel libro, ma che mi sento io?” “Maestra, ma io che sono una bambina posso scrivere bimba e l’animale, anziché bimbo?” “Io non riesco tanto a fare il disegno perché non basta fare il bambino o un animale, bisogna fare un bambino che assomiglia all’animale o il contrario, ma a me non viene”

Il BIMBOLEONE un albo forte, ricco di provocazioni e di rassicurazioni, dove testo e immagini si completano a vicenda. Le parole sono efficaci. La metrica narrativa richiama la poesia e gli spazi bianchi si uniscono ai caratteri neri in un pensiero più ampio. Le illustrazioni sono marcatamente realistiche, ma il vero elemento vincente, a mio avviso, è lo spazio bianco. In questo albo “il bianco” ha un ruolo significativo, completa sia parole che immagini o meglio, dà in entrambi i casi, la possibilità al lettore di trovare il suo spazio (“il bianco” appunto) e di prendersi il giusto spazio per pensare e parlare, per trovare la sua dimensione.

Ed ecco così scaturire a raffica domande, pensieri, interrogativi più o meno espliciti…

E tu che bimbo sei? Che BIMBOANIMALE sei? Che BIMBOANIMALE ti senti? Che BIMBOANIMALE vorresti essere? E gli altri come ti vedono? Che BIMBOANIMALE sei per loro? Mille sfumature, mille spunti di riflessione, mille occasioni di dialogo e confronto possono partire da questo albo.

“Per me lui è un BIMBOFARFALLA perché è delicato quando colora” “Per me lei è un BIMBOVELOCIRAPTOR perché corre velocissima” “Maestra, è più facile dire l’animale degli altri che il proprio” “Per me lui non è un BIMBOFARFALLA, ma è un BIMBOSCIMMIA perché è agile e ama fare scherzi…” “Per me lei è un BIMBOUNICORNO perché tiene sempre in mano il suo piccolo peluche a forma di unicorno…”

Ciascun bambino, secondo la proposta nata dai bambini stessi, scrive, disegna e crea quella che poi diverrà la pagina del nostro albo di classe facendo una prima bozza sul quaderno.


Tutti lavorano fitto fitto. Passano forse due minuti e anche io comincio a descrivere il BIMBOANIMALE che c’è in me. Ma non faccio tempo a scrivere le prime quattro parole che… avverto delle presenze. Alzo gli occhi e mi ritrovo la cattedra circondata di bambini che hanno bisogno di chiedermi qualcosa di importantissimo. Ognuno parla sopra l’altro, non curandosi di rispettare l’ordine della fila. Sollevo le spalle, sollevo il collo, sollevo la testa e poi esclamo: “…oh questa classe è piena di BIMBIZANZARA!” e scoppiano tutti in una fragorosa risata!

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