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LE EQUAZIONI EMOTIVE

Le equazioni emotive

LE EQUAZIONI EMOTIVE

Ben rimase in silenzio per qualche secondo. – Ma scusa – disse, – se hai paura di quello che potresti essere, in realtà hai paura di quello che non sai. Perciò il modo per non averne più è scoprire che cos’è. È una formula con un’incognita, cioè una cosa che non sai e che devi scoprire. L’unico modo per risolvere la formula è scoprire quell’incognita.
(Alibel, La Malastriga, pag. 269)

Scrive Chip Conley nel suo 'Emotional equations' (edizioni Piatkus):

«L'ansia è il risultato del rapporto fra incertezza e impotenza. È una formula. Quando l'ansia ci investe, proviamo a fare un bilancio di tutto ciò che sappiamo e su cui abbiamo un certo grado di influenza. L'ansia si nasconde nell'oscurità, perciò l'unica soluzione è accendere una luce, una torcia, su quello che di oscuro ci disturba. Chiediamoci, per esempio, se la situazione in cui ci troviamo è davvero incerta come ci sembra. O stiamo sopravvalutando il pericolo che questa rappresenta? Siamo davvero mal equipaggiati per affrontare quello che ci aspetta, e se sì, quali risorse possiamo sfruttare per sentirci più forti e attrezzati?

Fare una lista dei nostri punti di forza e delle risorse a nostra disposizione, ci permette di concentrarci solo su ciò che possiamo davvero controllare, a partire dalla semplice respirazione. Se ci riflettiamo, la paura è eccitazione, solo priva di respiro. Ottenere un certo grado di controllo sulla respirazione, significa influenzare il nostro modo di pensare e allargare quindi la nostra sfera d'influenza sulla situazione. Ho lavorato con molti imprenditori ansiosi, cercando di fare un bilancio consapevole fra incertezza e impotenza.»



Quello che Chip Conley ci suggerisce, è affrontare le piccole grandi tempeste emotive della nostra vita come fossero formule, equazioni i cui fattori sono più o meno controllabili, e agire sui fattori che possiamo effettivamente controllare per riformulare l'equazione. Il brano riportato propone la formula dell'ansia:



Un'equazione, dunque, in cui due fattori agiscono producendo il fenomeno. Agendo sul primo, l'Incertezza, e acquisendo maggiore consapevolezza delle nostre capacità, risorse, condizioni e possibilità, agiamo sul primo dei due fattori, riducendo la nostra condizione di incertezza e, conseguentemente, il nostro senso di impotenza.

La stessa cosa si può fare con la Paura, trasformarla in una formula, che è ciò che Ben propone ad Alibel alla fine del primo libro:



Se ci è impossibile agire sul primo fattore, cioè la mancanza di controllo, proviamo ad agire sul secondo, cioè ciò che non conosco. È possibile sapere un po' di più su quello che ci spaventa? Qual è la sua vera natura? Qual è il modo in cui ciò che ci spaventa agisce su di noi? Quale ambito della nostra sfera emotiva? Più conosciamo di una data condizione, più ci accorgiamo che ciò che non possiamo controllare si riduce. E di conseguenza si riduce anche la paura.

Sembra indebito e impossibile, un gioco di questo tipo, trasformare le emozioni in equazioni. E infatti è così, un'emozione è qualcosa che trascende ogni schema ed ogni catalogazione, su questo non c'è dubbio; ma il gioco funziona, perché ci consente di far luce su un meccanismo importantissimo del nostro esistere, ovvero l'equilibrio, in perenne divenire, fra la nostra sfera emotiva e quella razionale. O, come diceva Jerome Bruner, fra il pensiero analitico e quello narrativo.

Conley ci propone perciò un gioco intelligente, articolato sulle emozioni semplici e complesse. Ecco alcune 'formule' su cui vale la pena riflettere:



fonte: Emotional equations, Chip Conley (edizioni Piatkus)

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